Di fronte allo scandalo che ha travolto l’amministrazione Coppola, anche il mondo dell’informazione locale è chiamato a fare i conti con se stesso.
Sorrento – Negli ultimi giorni, le prime pagine nazionali hanno acceso i riflettori su Sorrento. Ma non per celebrarne la bellezza o il richiamo turistico, bensì per denunciare un sistema di potere opaco, arrogante e, stando alle indagini, profondamente corrotto. L’arresto del sindaco Massimo Coppola e del suo stretto collaboratore Francesco Di Maio segna non solo la fine di una stagione politica, ma fa anche il punto circa l’affidabilità di una stampa libera e indipendente in Penisola sorrentina.
Francesco Di Maio, nome noto tra i lettori locali, non era solo il fondatore e direttore del settimanale Agorà. Era anche parte integrante dello staff del sindaco. Una doppia veste tanto imbarazzante quanto pericolosa che si è trasformata in un’arma di propaganda spacciata per giornalismo. Addetto stampa travestito da reporter, consigliere politico con tesserino da cronista, Di Maio ha rappresentato — forse più del sindaco stesso — il volto di un potere che ha saputo manipolare l’informazione con perizia chirurgica. Per anni, Agorà ha occupato uno spazio centrale nel racconto della politica locale, ostentando neutralità, ma pubblicando contenuti sempre più simili a comunicati stampa mascherati. Nessuna inchiesta, nessuna voce critica. Solo narrazioni accomodanti, funzionali a mantenere saldo il consenso attorno all’amministrazione Coppola. In particolar modo se si pensa che per l’intera consiliatura, con i tanti travasi nella maggioranza, l’opposizione è stata ridotta al minimo sindacale
Ma sarebbe miope limitare le responsabilità a un solo settimanale. Il caso Agorà è solo la punta dell’iceberg. In altri vari casi il ruolo critico del giornalismo è stato sacrificato sull’altare del tornaconto personale. Quasi un patto tacito: visibilità e sostegno in cambio di silenzio. Emblematica è stata la reazione (o meglio, la non-reazione) di buona parte della stampa locale all’arresto di Coppola. Alcune testate hanno stentato persino a riportare la notizia, altre hanno minimizzato i fatti, altre ancora si sono limitate a fare da cassa di risonanza alle autodifese del sindaco, evitando accuratamente qualsiasi approfondimento. Bisognerebbe capire che la stessa trasparenza tanto caldeggiata non può emergere senza un confronto tra le parti; che non c’è democrazia senza una stampa capace di disturbare il manovratore. Finché i giornalisti parteciperanno ai banchetti del potere invece di osservare – e denunciare – ciò che accade dietro le quinte, ogni aspirazione alla giustizia e alla legalità sarà solo illusione. Con il caso Coppola è il momento di voltare pagina. In una città ferita dalla corruzione e tradita da chi avrebbe dovuto raccontarla, servono voci nuove, libere e coraggiose. Giornalisti che non chiedano permesso, che non si lascino comprare, che abbiano la schiena dritta e la penna affilata. Che scelgano la dignità, non la convenienza. Perché solo così si potrà restituire a Sorrento e all’intera Penisola sorrentina non solo un’amministrazione pulita, ma anche un’informazione degna di tale nome. – 31 maggio 2025