L’esecutivo forza la mano sulla separazione delle carriere: niente esame in commissione, mille emendamenti ignorati. Le opposizioni denunciano un colpo di mano. Obiettivo: referendum nel 2026.
Roma – Nessun dibattito, nessun voto sugli emendamenti, nessun mandato al relatore: la maggioranza sceglie la linea dura sulla riforma costituzionale che separa le carriere tra giudici e pubblici ministeri. Il disegno di legge, fortemente voluto dal ministro della Giustizia Carlo Nordio, arriverà direttamente in aula al Senato tra fine maggio e inizio giugno, saltando l’esame della Commissione Affari Costituzionali. Una forzatura legittima sul piano tecnico, ma senza precedenti su una materia di rango costituzionale. Sarà il presidente del Senato Ignazio La Russa a formalizzare la scelta mercoledì, con l’obiettivo di chiudere il primo passaggio parlamentare entro l’estate. Il piano del governo punta a indire un referendum confermativo nei primi mesi del 2026, bypassando l’assenza di una maggioranza qualificata.
Le opposizioni insorgono. Il PD parla di “colpo di mano”, il M5S denuncia uno “strappo istituzionale” e AVS accusa: “Parlamento umiliato, democrazia calpestata”. Oltre 1.000 emendamenti – molti ostruzionistici – presentati da PD, M5S e AVS vengono così annullati dalla scelta di non affidare il testo a un relatore. La riforma, che modifica l’articolo 104 della Costituzione, prevede la creazione di due Consigli Superiori della Magistratura distinti e una nuova disciplina per l’accesso in magistratura. Una proposta storica e divisiva, osteggiata da ANM e da larga parte del mondo giuridico, che teme un indebolimento dell’indipendenza dei pubblici ministeri. Il vero nodo è però il metodo: nessuna audizione, nessun confronto con il CSM o l’accademia. Secondo i costituzionalisti, usare procedure d’urgenza per una riforma così delicata è un precedente grave. “Il Parlamento è sempre più subalterno all’esecutivo”, avverte il professor Giovanni Guzzetta. “La separazione dei poteri è in crisi”.Il governo accelera. Ma la battaglia – politica e istituzionale – è solo all’inizio. – 05 maggio 2025