Un ulteriore episodio di una deriva che accomuna diverse aree tutelate della Campania, dal Cilento, alla Penisola Sorrentina alla Costiera Amalfitana. Un sistema, questo, reso possibile anche da anni di colpevole inerzia delle autorità preposte al controllo del territorio
Salerno – Marina di Camerota, uno dei gioielli paesaggistici del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni, è l’ultimo teatro di un dramma che da decenni affligge le coste campane: l’abuso edilizio sistematico in aree sottoposte a tutela. Nei giorni scorsi, su disposizione della Procura della Repubblica di Vallo della Lucania, i Carabinieri del Reparto Parco del Cilento hanno posto sotto sequestro un complesso turistico in costruzione nella frazione Marina, all’interno di un’area a vincolo paesaggistico e ambientale, classificata dal Piano Territoriale Paesistico come zona CIRA (Conservazione Integrale delle Risorse Ambientali).
Secondo quanto emerso dalle indagini, si tratterebbe di una vera e propria lottizzazione abusiva: un villaggio turistico originario trasformato in un agglomerato residenziale, con 66 unità immobiliari realizzate in cemento armato — tra cui 23 abitazioni, 3 locali commerciali, 3 depositi e 35 posti auto coperti, in violazione dei vincoli urbanistici e ambientali.
La natura della trasformazione, oltre a rappresentare un’evidente forzatura normativa, altera irreversibilmente l’identità del territorio: non più turismo sostenibile, ma urbanizzazione intensiva, in una zona che dovrebbe essere preservata in nome del bene comune e del patrimonio naturale collettivo.
Il paradosso delle aree protette violate
Quanto accaduto a Camerota non è un caso isolato. È solo l’ennesimo episodio di una deriva che accomuna diverse aree tutelate della Campania, dalla Penisola Sorrentina alla Costiera Amalfitana. Un sistema, questo, reso possibile anche da anni di colpevole inerzia delle autorità preposte al controllo del territorio. Le norme ci sono, ma spesso mancano la volontà e la determinazione nel farle rispettare. In molti casi, le trasformazioni avvengono sotto gli occhi di tutti: cantieri aperti, opere mai autorizzate che si moltiplicano nei fine settimana, silenzi amministrativi che valgono come lasciapassare per nuove colate di cemento. – Il vero scandalo, però, è nella normalizzazione dell’abuso.
Le lottizzazioni illegali diventano “situazioni da sanare”, i villaggi turistici si mutano in residenze private, e le denunce finiscono nel dimenticatoio, tra un ricorso e l’altro, mentre il paesaggio, quello autentico, che ha reso celebre il Sud Italia nel mondo viene irreparabilmente compromesso. – Ben vengano, allora, operazioni come quella condotta a Marina di Camerota. È necessario che queste azioni diventino la regola e non l’eccezione. Occorre un cambio di passo, anche nella Penisola Sorrentina e lungo la Costiera Amalfitana, dove troppo spesso la tutela ambientale è rimasta solo sulla carta.
Il sequestro del cantiere cilentano dovrebbe suonare come un campanello d’allarme per tutti i comuni costieri che da anni tollerano, quando non agevolano, trasformazioni illegittime del territorio. Bisogna essere consapevoli che ogni abuso che non viene fermato in tempo diventa un precedente e ogni paesaggio violato è una perdita che riguarda tutti. – 25 giugno 2025