Mentre Bacoli lo affronta con coraggio legalità e vivibilità, Sorrento sembra soccombere al turismo incontrollato. Una riflessione su ciò che significa davvero amministrare per i cittadini.
In un’Italia che vive di turismo, sono i dettagli dell’amministrazione locale a fare la differenza tra città vivibili e città svendute. Prendiamo due casi simbolo della costa campana: Bacoli e Sorrento. Due realtà affacciate sul mare, entrambe vocate all’accoglienza, ma gestite in modo diametralmente opposto.
A Bacoli, l’amministrazione guidata dal sindaco Josi Gerardo Della Ragione ha scelto una strada netta: quella della legalità. Una scelta che può far storcere il naso a chi ha sempre pensato al turismo come terra franca e spesso con l’avvallo di chi amministra, sempre più priva di regole. Ma è proprio qui che sta la differenza tra governare per tutti o assecondare pochi.
A Bacoli, come riporta il Primo cittadino in un post su facebook, negli ultimi giorni, si è alzato un coro di proteste contro la chiusura dei parcheggi abusivi. Addirittura, si è arrivati a proporre manifestazioni e blocchi stradali in piena emergenza bradisismo, chiamando a raccolta apertamente gli “abusivi”. Una situazione surreale, che fa emergere un problema radicato: c’è chi confonde la libertà d’impresa con l’impunità Il sindaco Della Ragione è stato chiaro: “Quale turismo è morto? Quello del lavoro nero? Degli abusi edilizi? Degli scontrini opzionali e dei parcheggi a 15 euro solo per prendere un caffè? Se è questo, allora evviva: è giusto che muoia.” In risposta, l’amministrazione bacolese ha varato una delibera semplice e rivoluzionaria: per aprire un parcheggio serve pagare le tasse, non avere abusi edilizi, rispettare le normative ambientali e stradali, e applicare tariffe eque. I cittadini residenti, spesso vittime invisibili del caos estivo, potranno parcheggiare a metà prezzo. Una misura concreta per tutelare la comunità.
Al contrario, Sorrento, altra perla del turismo campano, sembra vivere in un limbo di inerzia amministrativa. Qui il turismo è cresciuto fino a straripare, diventando incontrollato, invasivo, persino dannoso. Eppure, dall’amministrazione non arrivano né regole né visione. Oltre alla incontrollata speculazione edilizia, all’assalto indiscriminato del suolo pubblico e demaniale, alle innumerevoli strutture ricettive,ai favoritismi,oltre ad emergenze croniche come quella sanitaria e dei trasporti, i cittadini lamentano sovraffollamento, traffico, rumore, inquinamento, affitti e prezzi alle stelle. In definitiva una città che, ogni estate, smette di essere loro.
L’amministrazione sorrentina sembra preferire il silenzio e l’immobilismo, lasciando che il turismo faccia da padrone, a discapito della vivibilità. Nessuna difesa dei residenti, nessuna riforma coraggiosa, nessun segnale di discontinuità. E così il confronto diventa impietoso.
A Bacoli, si prova a costruire un turismo sostenibile, legale e rispettoso, fondato sulla convivenza tra visitatori e cittadini. A Sorrento, si continua a consumare il territorio e logorare la comunità. Il vero reato, in fondo, non è chiude un parcheggio abusivo. Il vero crimine è abituarsi al disordine, accettare che il turismo giustifichi tutto — anche ciò che è chiaramente ingiusto.
In tempi in cui le città turistiche rischiano di trasformarsi in parchi tematici senz’anima, esempi come quello di Bacoli andrebbero ascoltati, compresi e, perché no, imitati. Governare, dopotutto, non è accontentare tutti. È fare scelte, anche impopolari, in nome di un bene più grande: quello della comunità. – 15 maggio 2025