Cava Regia, speculazione sotto il sole: a Vico Equense,come il resto della Penisola sorrentina,la legalità arriva sempre troppo tardi

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Dov’erano le autorità quando tutto questo veniva realizzato? Nessuno ha controllato? Nessuno ha visto?”. Forse, l’ipotesi più inquietante, qualcuno ha visto, ma ha scelto di non intervenire.

Vico Equense – Il sequestro della struttura a Marina di Seiano, non è solo l’ennesimo capitolo dell’abusivismo edilizio in Penisola Sorrentina. È la conferma, amara e ormai ciclica, di un sistema che da anni prospera sull’inerzia, la complicità e la distrazione (mai del tutto innocente) delle istituzioni deputate al controllo del territorio. A denunciare con forza il caso è anche l’ambientalista Franco Cuomo, che non usa giri di parole: “Cava Regia non è un abuso: è un sistema”.

Un sistema in cui le regole sembrano valere solo per chi non conta nulla. Un sistema che conosce deroghe, appoggi, benedizioni politiche e una sfrontatezza che non teme neppure la luce del sole. L’illegalità, quando ha buoni padrini, non si nasconde: si mostra, si pubblicizza, si monetizza.

La struttura sequestrata non è spuntata all’improvviso – evidenzia su Facebook Cuomo – non è stata costruita tra i rovi in una notte di luna nuova. Era lì, visibile, rifinita con cura, celebrata in spot pubblicitari e servizi fotografici da rivista. Esibita come un gioiello dell’ospitalità di lusso. E mentre i video scorrevano sui social, le prenotazioni fioccavano e gli incassi pure. Tutto alla luce del sole, sul demanio marittimo, dove costruire non si può”

La domanda che tanti cittadini oggi si pongono – e che Franco Cuomo rilancia pubblicamente – è semplice e bruciante: “Dov’erano le autorità quando tutto questo veniva realizzato? Nessuno ha controllato? Nessuno ha visto?”. O forse – ed è l’ipotesi più inquietante – qualcuno ha visto, ma ha scelto di non intervenire.

La repressione che arriva sempre dopo – Ora, i sigilli sono arrivati. Tardi. Dopo che la stagione turistica ha già fruttato, dopo che il danno al paesaggio e alla legalità è compiuto. Dopo che l’arroganza si è trasformata in business. Come al solito, lo Stato arriva con la faccia severa quando il banchetto è finito. Le autorità parlano di “scoperta” di opere abusive, ma la verità è un’altra: non c’era nulla da scoprire. Era tutto davanti agli occhi di chi avrebbe dovuto vigilare e non l’ha fatto. – E allora non basta più parlare di “lotta all’abusivismo”, quando le istituzioni sembrano partecipare, attivamente o per colpevole omissione, a un meccanismo che alimenta la speculazione, garantisce impunità e annichilisce ogni fiducia nelle regole. In Penisola Sorrentina le leggi ci sono, ma sembrano valere solo per chi non ha santi in paradiso. I vincoli paesaggistici? Le norme urbanistiche? Frasi vuote, che si dissolvono davanti a una macchina ben oliata fatta di permessi facili, deroghe sospette e appoggi politici. Come scrive Franco Cuomo, “le regole valgono per chi non conta. Per gli altri ci sono scorciatoie, relazioni, potere.”

E mentre il cittadino comune lotta per ottenere un’autorizzazione anche solo per cambiare una finestra, i colossi dell’abusivismo camuffato costruiscono resort illegittimi, poi venduti come icone del turismo di lusso. I media celebrano, gli influencer promuovono, i profitti lievitano. Fino al giorno,sempre troppo tardi, in cui arriva la ruspa o il nastro rosso del sequestro, utile solo a salvare la faccia delle istituzioni.

Un cortocircuito che si autoalimenta – Il meccanismo è sempre lo stesso: tolleranza prima, repressione dopo, impunità alla fine. Ed è proprio questa sequenza a incentivare la speculazione, non a fermarla. Se costruire illegalmente conviene – e l’unica conseguenza è una multa o un sequestro tardivo – perché non farlo?  – La Penisola Sorrentina rischia di diventare una vetrina di cartapesta, bella fuori e marcia dentro. Bisogna riuscire a rendersi conto che ogni volta che si tollera un abuso come quello di Marina di Seiano, non si calpesta solo il territorio, ma si continua a disintegrare quel principio di legalità di cui fortunatamente una parte della comunità ancora sente far parte.  – Pertanto, non bastano più i comunicati stampa indignati, né le inchieste a scoppio ritardato. Serve una vera inversione di tendenza. Serve che chi ha il compito di vigilare lo faccia prima e  non dopo. Che si traccino responsabilità politiche, amministrative, funzionali. Che si interrompa la spirale perversa in cui chi ha potere si sente intoccabile e chi non ne ha si ritrova sempre schiacciato da leggi che diventano gabbie solo per i più deboli. “In Costiera, più che altrove, il confine tra legalità e privilegio resta il più fragile dei muri” ha scritto Cuomo. È ora che ci si adoperi per rinforzare quel muro che, come capitato altrove,  potrebbe definitivamente crollare sotto il peso della connivenza. – 19 luglio 2025

 

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