Fino ad oggi, i procedimenti venivano gestiti in forma monocratica da un dirigente interno. Ora, invece, si passa a un sistema collegiale e terzo, affidato a una struttura esterna specializzata. L’intento dichiarato è quello di rafforzare il presidio della legalità
Sorrento – In un clima ancora avvelenato dalle inchieste giudiziarie che hanno travolto la politica e l’amministrazione locale, arriva un provvedimento che – sebbene presentato come meramente tecnico – assume un evidente valore politico e simbolico. La commissario prefettizio Rosalba Scialla ha approvato la convenzione con la Città metropolitana di Napoli per la gestione associata della funzione disciplinare all’interno del Comune di Sorrento. Un cambio di rotta deciso, che riscrive i meccanismi di controllo sulle condotte del personale pubblico e che sembra voler ristabilire una parvenza di legalità e imparzialità in un’amministrazione profondamente scossa.
Fino ad oggi, i procedimenti disciplinari venivano gestiti in forma monocratica da un dirigente interno. Ora, invece, si passa a un sistema collegiale e terzo, affidato a una struttura esterna specializzata. Una scelta che, almeno nelle intenzioni, punta a garantire imparzialità, trasparenza e rigore, allontanando ogni sospetto di conflitti d’interesse o connivenze interne.
Il riferimento normativo è il decreto legislativo che consente agli enti locali di stipulare convenzioni per la gestione condivisa dei procedimenti disciplinari. Tuttavia, il vero significato della decisione non risiede tanto nella cornice normativa quanto nel contesto politico e giudiziario in cui essa matura. – Dallo scorso giugno, infatti, Sorrento è amministrata da un commissario prefettizio, dopo le dimissioni in blocco di undici consiglieri comunali seguite all’arresto dell’ex sindaco Massimo Coppola, accusato di corruzione in relazione a un appalto pubblico. Da quel momento, le inchieste hanno continuato a scavare, portando alla luce un presunto sistema di appalti truccati che coinvolgerebbe funzionari comunali, imprenditori e politici locali. L’ultimo colpo di scena è arrivato appena pochi giorni fa: sedici arresti tra cui volti noti dell’amministrazione, esponenti del mondo imprenditoriale e tecnici interni.
In questo scenario, l’intervento sulla funzione disciplinare assume un significato che va oltre la burocrazia: diventa un atto di riposizionamento istituzionale, un tentativo di rispondere alla crisi di fiducia della cittadinanza con strumenti concreti. Ma è anche un segnale di discontinuità, seppur tardivo, rispetto alle dinamiche opache che hanno segnato la recente storia amministrativa della città. La figura individuata per rappresentare il Comune nel nuovo assetto disciplinare è Vincenzo Limauro, dirigente del dipartimento del personale. La convenzione sarà invece sottoscritta direttamente dal commissario Scialla o da un suo delegato.
L’intento dichiarato è quello di rafforzare il presidio della legalità. Ma la domanda che resta sospesa è se basterà un cambio di procedura a sanare un sistema che, stando alle accuse, era profondamente compromesso fin dentro gli ingranaggi della macchina amministrativa. Il nuovo assetto potrà forse garantire valutazioni disciplinari più eque e libere da pressioni, ma rimane la necessità di un cambiamento culturale, prima ancora che procedurale. Il rischio, altrimenti, è che anche le buone intenzioni finiscano per apparire come meri interventi cosmetici, in un contesto dove la fiducia va ricostruita non solo con norme, ma con fatti. – 18 luglio 2025