A farsi portavoce di una emergenza ormai strutturale, è Rosario Lotito, presidente del Comitato Salute Pubblica. Una proposta radicale, ma forse l’unico modo per richiamare l’attenzione di Regione e Governo su una situazione che grida vendetta
Sorrento – È una resa dei conti quella che si sta consumando sotto gli occhi, ormai stanchi e disillusi, dei cittadini della Penisola Sorrentina. Dopo decenni di promesse disattese, tagli lineari, piani sanitari confusi e l’assordante silenzio delle istituzioni, il sistema sanitario locale è arrivato al collasso. A pagare il prezzo più alto, sempre gli stessi: pazienti costretti su barelle nei corridoi oppure a percorrere decine di chilometri per un assistenza funzionante, operatori sanitari esausti, e una popolazione che, nonostante tutto, continua a chiedere solo una cosa: il diritto alla salute.
A farsi portavoce di questa emergenza, che più che cronica è diventata ormai strutturale, è Rosario Lotito, presidente del Comitato Salute Pubblica. La sua proposta,radicale eppure inevitabile, è quella di dichiarare la Penisola Sorrentina come “zona disagiata” dal punto di vista sanitario. Un’etichetta amara, certo, ma forse l’unico modo per richiamare l’attenzione di Regione e Governo su una situazione che grida vendetta. – “Non è più tempo di appelli o tavoli tecnici. Ci hanno lasciati soli per troppo tempo. Dichiarare la Penisola zona disagiata è un atto dovuto: è il riconoscimento di un fallimento, sì, ma anche il primo passo per ottenere misure straordinarie di recupero e tutela” – afferma Lotito con determinazione. – Per rendersi conto di tale criticità, basta guardare la parabola dell’Ospedale Santa Maria della Misericordia per capire il dramma. Una struttura che un tempo rappresentava un presidio fondamentale per l’intero territorio, oggi ridotta a svolgere funzioni minime, priva di reparti chiave, con personale sottodimensionato e attrezzature obsolete. Ancora resiste il Pronto Soccorso, un reparto che grazie ai grossi sacrifici di medici e infermieri, mantiene quel minimo indispensabile di assistenza a cittadini e turisti, mentre quando si tratta di emergenze cardiologiche, neurologiche o chirurgiche, la Penisola Sorrentina si scopre terra di nessuno
Una politica miope e connivente – Ma come si è arrivati a questo punto? La risposta è semplice quanto inquietante: trent’anni di scelte sbagliate, di riforme a metà, di interessi politici anteposti al bene comune. Amministratori locali incapaci di fare rete, consiglieri regionali più attenti al consenso che ai problemi reali, e un susseguirsi di governi – di centrodestra e centrosinistra – che hanno usato la sanità come terreno di scambio politico. – Le promesse di potenziamento dei servizi, i protocolli d’intesa mai rispettati, le inaugurazioni in pompa magna di reparti mai entrati in funzione: è tutto parte di un copione tristemente noto. A farne le spese sono soprattutto i più deboli, anziani e famiglie che non hanno alternative alla sanità pubblica e che ora si trovano a fronteggiare una vera e propria emergenza umanitaria.
La proposta del Comitato, una provocazione o un grido d’aiuto? – La proposta di Rosario Lotito non è solo un gesto simbolico. Dichiarare una zona “disagiata” comporta la possibilità di accedere a fondi speciali, incentivi per il personale sanitario, deroghe ai limiti di spesa e potenziamenti infrastrutturali. È una mossa che altri territori in difficoltà hanno già intrapreso, ottenendo risultati concreti. Tuttavia, affinché questo accada, serve la volontà politica. Quella vera! E serve ora! Non si può più tollerare che un’area a forte vocazione turistica, con centinaia di migliaia di presenze annuali, non disponga nemmeno di un pronto soccorso H24 efficiente. – La Penisola Sorrentina è stata dimenticata dalla programmazione sanitaria regionale. È un dato di fatto. E la retorica della “eccellenza turistica” suona sempre più come una beffa, se a mancare è la più basilare forma di civiltà, ovvero l’accesso tempestivo e dignitoso alle cure. – Ora spetta ai sindaci, ai consiglieri regionali, ai parlamentari eletti in Campania, decidere da che parte stare. Se continuare a coprire anni di errori, o finalmente prendere atto della realtà e chiedere, a gran voce, che la Penisola venga riconosciuta per quello che è diventata: una zona di disagio sanitario permanente. – 08 luglio 2025