La comunità sotto shock. Ancora una vita spezzata, ancora una tragedia che denuncia il vuoto delle politiche per la salute mentale
Vico Equense – Una nuova tragedia ha colpito il territorio costiero nello stesso luogo dove tante persone, magari afflitte dal male invisibile,hanno deciso di mettere fine alla propria esistenza terrena. Questa mattina è stato rinvenuto il corpo senza vita di un uomo sotto il ponte della stazione della Circumvesuviana di Seiano. Immediato l’allarme e sul posto sono intervenuti carabinieri, vigili urbani e personale dell’Anas per le operazioni di recupero e per gli accertamenti del caso. secondo alcune fonti, la vittima, un uomo di 61 anni, originario di Castellammare di Stabia ma residente a Vico Equense, lavorava come grafico pubblicitario. Secondo le prime ipotesi investigative, si tratterebbe di un suicidio. Le forze dell’ordine tuttavia stanno ancora verificando le circostanze e la data precisa dell0 accadimento.. Il corpo, secondo una prima analisi, si troverebbe giù nel ponte da alcuni giorni. Nessuna denuncia di scomparsa era stata presentata. – Ancora una volta si è di fronte a un dramma silenzioso, che riporta tristemente l’attenzione su un ponte già noto per episodi simili e che, al di là delle cronache, apre uno squarcio su una questione più ampia, quella del disagio mentale e della solitudine emotiva.
La depressione, il male silenzioso in un’epoca caotica – La depressione è ormai riconosciuta come una delle principali cause di sofferenza psicologica nella società contemporanea. L’Organizzazione Mondiale della Sanità l’ha definita “la malattia del secolo”, e il nostro territorio, purtroppo, non ne è esente. Sebbene spesso non ce ne accorgiamo, viviamo in un’epoca in cui la pressione sociale ed economica, lo stress da prestazione, l’isolamento emotivo e l’iperstimolazione costante contribuiscono ad acuire la fragilità psicologica di molte persone. A tutto questo si aggiunge un contesto territoriale segnato da fenomeni come l’overtourism e l’affollamento urbano, in particolare nei mesi estivi, che stravolgono la quotidianità delle comunità locali, aumentando il senso di disconnessione e alienazione, soprattutto tra le fasce più vulnerabili. In tale contesto, chi soffre di depressione spesso vive una condizione invisibile, quella dell’ apparire funzionale all’esterno, ma nello stesso tempo combattere un dolore profondo e silenzioso, difficile da condividere. Con la conseguenza che talvolta, in assenza di un supporto adeguato, il rischio di crisi personali può diventare estremo. L’episodio avvenuto a Seiano è l’ennesimo campanello d’allarme che ci invita, come comunità e come istituzioni, a non abbassare la guardia. Serve un impegno concreto e sistemico, ovvero investire nella salute mentale, rafforzare i servizi territoriali, ascoltare le fragilità senza stigmatizzarle.
La chiusura del centro di igiene mentale, una ferita ancora aperta – A rendere ancora più complessa la gestione del disagio psichico è la progressiva riduzione dei servizi sul territorio. La chiusura, negli scorsi anni, del Centro di Igiene Mentale di via del Mare a Sorrento ha rappresentato un duro colpo per molte famiglie della penisola sorrentina. Quel presidio garantiva un punto di riferimento costante, un luogo in cui i pazienti potevano essere seguiti, ascoltati, monitorati nel tempo. – Oggi, in assenza di strutture di prossimità, il carico dell’assistenza ricade quasi totalmente sulle famiglie, che spesso non hanno strumenti o competenze per affrontare patologie complesse come la depressione. Così, il disagio resta nascosto tra le mura di casa, fino a esplodere in gesti estremi che lasciano dietro di sé dolore e domande senza risposta. – 26 agosto 2025