Ancora un evento sottovalutato e minimizzato dai vertici dell’Amministrazione comunale. Tra frane, cemento e silenzi istituzionali, di altro parere il presidente Claudio d’Esposito
Vico Equense – Un palo della luce crolla improvvisamente nei pressi di Preazzano, trascinato giù da un cedimento stradale. Un evento che avrebbe potuto avere gravi conseguenze, ma che viene liquidato con poche righe dal sindaco di Vico Equense, Giuseppe Aiello, come “evento eccezionale nell’ambito dei lavori Terna”. Nessun riferimento al dissesto del territorio, nessuna riflessione sulle cause profonde del cedimento, nessuna autocritica.
Eppure, come sottolinea Claudio d’Esposito, presidente del WWF Terre del Tirreno, quel palo abbattuto rappresenta molto più di un semplice guasto tecnico. È l’ennesimo segnale – ignorato – della fragilità strutturale di un territorio sempre più consumato, ferito e trascurato. È la punta di un iceberg che affonda le sue radici in decenni di incuria, speculazione edilizia e scelte amministrative che hanno privilegiato il cemento al paesaggio, gli appalti alle foreste, l’apparenza al reale benessere del territorio e dei suoi abitanti. “Vergognoso quello che accade nel Comune di Vico Equense! Il crollo di un palo della luce è solo la punta dell’iceberg dell’incapacità di gestione di un intero territorio ormai allo sfascio”, denuncia d’Esposito in un post carico di amarezza e indignazione. E come dargli torto? La Penisola Sorrentina, pur essendo una delle aree a più alto rischio idrogeologico d’Italia, continua ad assistere impotente all’avanzata del cemento. Un territorio prezioso, ricco di biodiversità, bellezze paesaggistiche e valore culturale, trasformato giorno dopo giorno in un cantiere diffuso, un’arena per interessi privati e operazioni speculative mascherate da “riqualificazioni”.
Non è un caso isolato. Solo qualche mese fa, sul Monte Faito – nel cuore del Parco Regionale dei Monti Lattari e in pieno SIC (Sito di Interesse Comunitario), sono stati abbattuti senza autorizzazioni oltre cento castagni, molti dei quali secolari. La motivazione? Un generico “pericolo per la pubblica incolumità” a seguito di un temporale. Ma se questa è la logica, ironizza d’Esposito, “dovremmo attenderci ora anche l’abbattimento di centinaia di pali della luce?”
Intanto, Vico Equense e le sue frazioni sono diventate un labirinto di reti arancioni, voragini, mezzi pesanti, cantieri e detriti. In nome di una “modernizzazione” priva di visione, si smantella il tessuto naturale e identitario della città, sacrificandolo sull’altare della rendita fondiaria e del consenso facile, alimentato da eventi, sagre e folklore. Ma la natura, ancora una volta, lancia un avvertimento. I cedimenti, le frane, gli smottamenti non sono casuali né imprevedibili. Sono il risultato diretto di un equilibrio violato. E quando il dissesto diventa la norma, non si può più parlare di “eventi eccezionali”, ma di responsabilità. Di chi governa, di chi tace, di chi preferisce non vedere. – La vera emergenza non è il palo crollato. È l’assenza di un progetto sostenibile, di una politica del territorio che anteponga la tutela del paesaggio e la sicurezza dei cittadini agli interessi di pochi. È la cecità di chi, di fronte all’evidenza, preferisce ancora minimizzare. – 12 giugno 2025