Direzione Investigativa Antimafia: la camorra che si infiltra nelle istituzioni locali

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Di fronte al mutare del contesto economico e sociale, la camorra non arretra, ma si adatta. È quanto emerge dal Rapporto 2024 della Direzione Investigativa Antimafia (DIA), presentato alla Stampa Estera

Dal Rapporto 2024 della Direzione Investigativa Antimafia (DIA), presentato alla Stampa Estera emerge cha la camorra non arretra, ma si adatta ai cambiamenti economici e sociali.  Un documento che restituisce l’immagine di un’organizzazione criminale tutt’altro che arcaica: radicata nel territorio, capace di infiltrarsi nelle istituzioni locali e sempre più incline a muoversi tra le pieghe dell’economia legale, con strumenti e strategie affinate. – Il ritratto che ne scaturisce è quello di un fenomeno in evoluzione, che alle modalità violente affianca oggi una pericolosa vocazione imprenditoriale e una crescente sofisticazione tecnologica. La camorra non si limita più a gestire estorsioni, usura e traffico di droga: ha imparato a investire, a riciclare, a gestire procedure fallimentari e a sfruttare le debolezze del sistema giudiziario ed economico.

La DIA evidenzia come il potere camorristico non si limiti al dominio delle strade. Oggi il vero campo di battaglia è l’amministrazione pubblica locale. Non si tratta solo di condizionare appalti o ottenere favori, ma di modellare scelte politiche e gestionali. L’infiltrazione nelle istituzioni, seppur meno eclatante della violenza, è forse più subdola e pervasiva. Le province di Napoli e Caserta restano l’epicentro del potere camorristico, con sodalizi criminali di lunga tradizione che hanno affinato il proprio profilo: meno “militari”, più economici. I grandi cartelli camorristici, forti di relazioni consolidate e risorse ingenti, sembrano oggi operare con logiche da holding criminale, muovendosi tra aziende fittizie, frodi fiscali e riciclaggio.

Il rapporto pone l’accento su un altro elemento cruciale: la crescente capacità tecnologica delle organizzazioni. Telefoni criptati, triangolazioni internazionali per il riciclaggio, utilizzo di droni per introdurre cellulari nelle carceri. La criminalità organizzata non è più solo una realtà “di strada”, ma si trasforma in attore cyber, capace di eludere intercettazioni e di mantenere salda la propria rete anche dietro le sbarre. In particolare, preoccupa la gestione delle attività criminali da parte di detenuti che, grazie a strumenti tecnologici illecitamente introdotti, riescono a impartire ordini agli affiliati in libertà. Il carcere, da luogo di isolamento, rischia così di diventare un terminale operativo. Un elemento che sottolinea l’urgenza di intervenire non solo sulla repressione, ma anche sul fronte della sicurezza penitenziaria.

Un altro aspetto chiave è la capacità della camorra di individuare nicchie illegali a basso rischio e ad alto rendimento. Il controllo delle aste fallimentari e delle esecuzioni immobiliari rappresenta oggi una nuova frontiera, dove la violenza lascia spazio a pressioni sottili, mediazioni illecite e corruzione.Le cosiddette “società cartiere”, utilizzate per creare un’apparenza di legalità nelle transazioni economiche, sono il veicolo attraverso cui si realizza gran parte del riciclaggio. Si tratta di una criminalità che ha compreso l’importanza di operare sotto traccia, sfruttando le fragilità normative e la lentezza delle verifiche fiscali. La relazione della DIA rappresenta un monito chiaro: la camorra non è un problema confinato alla criminalità, ma una questione di tenuta democratica. Quando le mafie entrano nelle istituzioni, quando si mascherano da imprenditori, quando utilizzano il digitale con più disinvoltura dello Stato, il rischio non è solo penale, ma sistemico.Contrastare questo fenomeno significa andare oltre l’azione repressiva: servono politiche di prevenzione, trasparenza amministrativa, vigilanza sulle infiltrazioni economiche e un investimento serio sulla cultura della legalità. In definitiva, la camorra di oggi è più invisibile, più sofisticata e forse, proprio per questo, più pericolosa. Ma conoscerne le dinamiche, come fa la DIA con questo rapporto, è il primo passo per riconoscerla, isolarla e combatterla. – 28 maggio 2025

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