Undici consiglieri di maggioranza hanno scelto di dimettersi in blocco. Un gesto che, più che una presa di responsabilità, ha avuto il sapore di un repentino lavarsi le mani, come se bastasse uscire di scena per cancellare la corresponsabilità politica nell’amministrazione di Massimo Coppola
All’indomani dell’arresto del sindaco Massimo Coppola, colto in flagranza mentre intascava una tangente insieme al suo collaboratore Francesco Di Maio, il Comune di Sorrento si è trovato sull’orlo del collasso politico e morale. Quello che doveva essere un consiglio comunale decisivo per il futuro della Città, in cui si doveva approvare il bilancio consuntivo, ma dove la trasparenza, per una volta, doveva essere la grande protagonista si è trasformato in uno spettacolo indegno, tra fughe, calcoli e ipocrisie.
Undici consiglieri di maggioranza hanno scelto di dimettersi in blocco, lasciando il Comune in un limbo istituzionale. Un gesto che, più che una presa di responsabilità, ha avuto il sapore di un repentino lavarsi le mani, come se bastasse uscire di scena per cancellare la corresponsabilità politica nell’amministrazione di Massimo Coppola. I dimissionari sono Luigi Di Prisco, Antonino Apreda, Giuseppina Desiree Ioviero, Gianluigi De Martino, Imma Savarese, Massimo Staiano, Giuseppe D’Esposito, Tonino De Rosa, Luciana Cafiero, Adolfo Acampora e Federico Cuomo. Tre consiglieri, invece, si sono rifiutati di firmare: un piccolo, tardivo sussulto di coerenza?
E se le dimissioni collettive suonano come una fuga dalle macerie, il comportamento dell’opposizione non appare meno contraddittorio. I consiglieri Mariano Pontecorvo e Alessandro Acampora, divenuti di fatto “maggioranza” subito dopo le elezioni, hanno goduto delle nomine strategiche come quella, oggi al vaglio della magistratura, di Mario Gargiulo alla guida della Fondazione Sorrento. In un tale scenario, la vera unica anomalia è rappresentata dal consigliere Ivan Gargiulo che fin dai primi mesi è stato protagonista di un’opposizione solitaria ma coerente, che non ha piegato la schiena né accettato poltrone.
Intanto, lo sfacelo amministrativo, si chiude nel peggiore dei modi. Il prossimo passo sarà l’arrivo di un commissario prefettizio, che guiderà Sorrento verso nuove elezioni. Elezioni che, si spera, segneranno l’inizio di una fase nuova per una città tradita da chi avrebbe dovuto custodirne decoro e dignità. L’arresto di Coppola, simbolo plastico di un potere degenerato, sembra essere soltanto la punta dell’iceberg. Emblematico anche il caso del suo braccio destro, Francesco Di Maio, ex direttore e penna del settimanale Agorà, che fino a poco tempo fa vestiva i panni del moralizzatore a pagamento. Un paradosso grottesco in una vicenda dove l’etica è stata sacrificata in nome dell’opportunismo più spregiudicato.
A giorni si attende anche la sentenza della Corte di Cassazione sulla non candidabilità dell’ex sindaco Marco Fiorentino. Se negativa, rappresenterebbe l’ennesimo tonfo per una città che vorrebbe ambire al titolo di capitale del turismo internazionale ma che oggi è sinonimo di fallimento politico e reputazionale.
Sorrento e i sorrentini onesti e perbene, non meritano tutto questo. La città merita in modo solerte un riscatto che dovrebbe iniziare, una volta tanto, nel guardare in faccia la verità: le dimissioni non bastano! Serve una rivoluzione culturale e civica. Non bisogna continuare ad essere spettatori rassegnati dell’ennesimo fallimento, dopo aver consegnato il proprio destino alla incompetenza e alla malafede. Ma bensì essere attori protagonisti della vita politica della città pretendendo onestà e rispetto delle regole sempre. Soltanto in tal modo si può evitare quella deriva sempre più crescente verso il degrado irreversibile. – 27 maggio 2025