Secondo l’ultima indagine del Sole 24 Ore sulla Qualità della vita per fasce d’età, la Campania si piazza agli ultimi posti tra le regioni italiane, con performance preoccupanti soprattutto per bambini, giovani e anziani. Una radiografia impietosa di un sistema che sembra penalizzare chi nasce, cresce o invecchia in Campania
La Campania, con la sua eredità storica millenaria, paesaggi mozzafiato e una cultura che conquista il mondo, si conferma tra le mete più amate dai turisti in Italia. Eppure, dietro la facciata scintillante delle coste e dei siti archeologici, si cela una realtà ben più amara per chi in questa regione ci vive ogni giorno.
Secondo l’ultima indagine del Sole 24 Ore sulla Qualità della vita per fasce d’età, la Campania si piazza agli ultimi posti tra le regioni italiane, con performance preoccupanti soprattutto per bambini, giovani e anziani. Napoli, capoluogo e simbolo della regione, è terzultima per i più piccoli e i giovani, mentre Caserta scivola al 99° posto nella classifica dedicata agli over 65.
Addirittura Napoli figura al 104° posto (su 107) nella categoria “Bambini”, un dato che mette in luce lacune strutturali e sociali profonde. Sebbene il tasso di fecondità sia leggermente sopra la media nazionale, i servizi per l’infanzia lasciano molto a desiderare: scarse le aree verdi, insufficienti i servizi comunali per i minori, gravi le carenze nei livelli di alfabetizzazione e nelle dotazioni scolastiche, tra cui mense e palestre. Nel frattempo la situazione non migliora per i giovani (18-35 anni). Napoli è ultima per disoccupazione giovanile e tra le peggiori per percezione d’insicurezza. Il paradosso è che la città risulta seconda in Italia per imprenditorialità giovanile, segno che la voglia di fare c’è, ma si scontra con un contesto ostile che scoraggia e penalizza.Mentre nel resto della regione, la situazione è altalenante: Benevento si difende con buone performance su sport e progetti per l’istruzione, ma precipita su lavoro e soddisfazione personale; Avellino e Caserta arrancano, Salerno è addirittura ultima per aree sportive.
Per la popolazione anziana, la fotografia è altrettanto critica. Caserta è tra le province peggiori per speranza di vita a 65 anni, disponibilità di posti letto nelle RSA e accesso ai servizi sociali. Napoli è fanalino di coda per reddito pensionistico e salute, e non va molto meglio altrove: Benevento ha livelli elevatissimi di consumo di farmaci per malattie croniche, Salerno è deficitaria in strutture di assistenza, Avellino sconta redditi pensionistici molto bassi.
La classifica del Sole 24 Ore non è un semplice gioco di numeri: è una radiografia impietosa di un sistema che sembra penalizzare chi nasce, cresce o invecchia in Campania. Il divario Nord-Sud resta ampio e strutturale: 27 delle 30 province migliori si trovano al Nord, con il Sud rappresentato quasi solo in fondo alla classifica. Dietro questi numeri ci sono scelte politiche miopi, investimenti assenti, reti sociali in affanno. Il Mezzogiorno, e in particolare la Campania, sembrano ancora esclusi da una visione di sviluppo che metta al centro il benessere delle persone. Il richiamo del Sole 24 Ore a un “patto generazionale” che sfrutti i fondi del Pnrr per colmare le disuguaglianze territoriali è più che mai urgente. Se non si interviene ora su istruzione, servizi, lavoro e sanità, la Campania rischia di diventare una terra splendida solo per chi la visita, ma sempre meno vivibile per chi ci abita. Perché una regione può essere la regina del turismo, ma senza futuro per le nuove generazioni e senza dignità per chi ha lavorato una vita, non può davvero dirsi ricca. – 27 maggio 2025