Dopo la condanna della Corte Europea, migliaia in corteo: “Lo Stato agisca prima che sia troppo tardi”
Acerra si è svegliata con la voce forte di migliaia di cittadini scesi in strada non per celebrare, ma per pretendere. Il corteo che ha attraversato le vie della città, partendo da piazza Duomo, è stato il grido corale di una popolazione stanca di morire in silenzio nella Terra dei Fuochi. Un grido che chiede azioni concrete, bonifiche reali, e non più rassicurazioni vuote da parte delle istituzioni.
Il motore della protesta è stato l’eco della recente sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo, che ha condannato l’Italia per la cattiva gestione del disastro ambientale che devasta da anni ampie zone della Campania. I giudici di Strasburgo hanno parlato chiaro: c’è un “rischio imminente” per la salute e la vita dei cittadini. Ma mentre l’Europa punta il dito, lo Stato italiano continua a tergiversare.“Siamo stanchi di parole”, ha detto Vincenzo Petrella, volontario del comitato Antiroghi di Acerra. “Acerra ha già dato troppo. Vogliamo che le bonifiche inizino subito, non domani, non fra un mese. Subito”. Parole semplici, dirette, che svelano un dolore collettivo trasformato in determinazione.
Tra i volti del corteo anche Alessandro Cannavacciuolo, attivista e primo firmatario della denuncia che ha portato alla storica sentenza della Cedu. “Questa piazza non è contro nessuno – ha spiegato – ma è un atto d’amore verso la nostra terra. Alle istituzioni diciamo: fate presto. Il tempo è finito”.
E proprio il tempo sembra essere il grande assente nella narrazione delle istituzioni. Anni di denunce, dossier, dati epidemiologici allarmanti e testimonianze di medici e scienziati non sono bastati a muovere la macchina dello Stato. E ora, dopo una condanna internazionale, la pazienza è finita. Il corteo di Acerra non è solo una protesta locale, ma il simbolo di una battaglia nazionale dimenticata troppo in fretta. Perché mentre i roghi tossici continuano a bruciare e i tumori si diffondono come una pandemia silenziosa, le risposte restano ferme nei cassetti dei ministeri. La sentenza della Corte europea ha riacceso i riflettori, ma ora serve che qualcuno accenda i motori della bonifica. Davvero. Non con le promesse, ma con i fatti. Perché dietro ogni chilometro di terra contaminata c’è una madre che piange, un bambino malato, un futuro negato. Il corteo di Acerra ci ricorda che la Terra dei Fuochi non è una ferita chiusa. È una piaga aperta, che continua a bruciare. Ma questa volta, la popolazione ha deciso di non restare più a guardare. – 11 maggio 2025