Sorrento, festeggiamenti del Santo Patrono, tra sfarzo, spreco e criticità irrisolte

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Si onora il Santo Patrono con uno show sfarzoso, mentre si dimenticano i suoi valori: umiltà, dedizione, servizio verso gli ultimi. Sorrento vive oggi un evidente paradosso: capitale turistica con l’ambizione di apparire scintillante agli occhi dei visitatori, ma sempre più invivibile per i suoi residenti

Sorrento –  Dove un tempo si celebrava una festa, quella di Sant’Antonino dei contadini e dei giardinieri,caratterizzata dalla sobrietà, dalla devozione e spirito comunitario, quest’anno, invece tra non poche critiche e polemiche, sembra  dominare  un’apparente festa dello sperpero, della vanità e molto probabilmente della propaganda politica. Quella che era una ricorrenza semplice e autentica, un tributo alle radici agricole della città, si è trasformata in un palcoscenico kitsch, sovraccarico di luminarie sconcertanti, che ben poco hanno a che fare con lo spirito del Santo Patrono.

Basta percorrere Corso Italia, da Piazza Veniero fino a Piazza Tasso e oltre, per rimanere abbagliati, non dalla fede, ma da una pioggia di luci degna di una sagra da luna park. Anche Piazza Sant’Antonino, cuore simbolico della ricorrenza, è stata invasa da un’allestimento pomposo, eccessivo e, con ogni probabilità, molto costoso.

Per una parte della cittadinaza, il problema non è solo estetico: è etico, culturale, politico. Chi paga tutto questo? Nessuna comunicazione ufficiale, nessuna trasparenza. Ma il sospetto più diffuso, e purtroppo credibile, è che l’ennesima scenografia pseudo-religiosa sia stata finanziata (si parla di circa 100mila euro) attingendo alle casse comunali o, più sottilmente, al famigerato fondo della tassa di soggiorno – quel pozzo senza fondo spesso utilizzato per scopi di dubbia utilità pubblica. Forse l’ennesima occasione per far contenta una certa smpre più crescente categoria di “imprenditori del turismo” che, lasciate alle spalle le radici artigiane e contadine, oggi rappresenta un bacino elettorale da coltivare  in vista dell’ennesima tornata elettorale.

Secondo una opinione sempre più crescente, l’amministrazione comunale sembra ormai guidata da una strategia che ha poco a che fare con la cura della città e molto con la costruzione del consenso. La trasformazione della festa patronale in un evento spettacolare e autoreferenziale ne è l’esempio più lampante. Si onora il Santo con uno show sfarzoso, mentre si dimenticano i suoi valori: umiltà, dedizione, servizio verso gli ultimi. Sorrento vive oggi un evidente paradosso: capitale turistica con l’ambizione di apparire scintillante agli occhi dei visitatori, ma sempre più invivibile per i suoi residenti. Il turismo è divenuto selvaggio, incontrollato, invasivo. In una città, dove  determinati valori e principi sono stati sopraffatti dall’ingordigia e dall’egoismo. Peculiarità rappresentate dall’avidità di speculatori senza scrupoli e amministratori pronti a cogliere l’occasione assicurandosi un futuro sicuro sia dal punto di vista del consenso elettorale  che economico. L’ abbuffata di luminarie che in questi giorni caratterizza il centro città, secondo una parte della cittadinanza, rappresenta  l’esempio di un modo di amministrare inefficiente per una città che si avvia ad essere proiettata verso un turismo di scarsa qualità e un  degrado inevitabile. Emergenza sanitaria e forti criticità dei  collegamenti e  dei trasporti; un assalto continuo e indiscriminato al suolo pubblico; un traffico indisciplinato con tassi di inquinamento ormai insostenibili; attività ricettive in ogni dove, spesso illegali o con autorizzazioni discutibili; controlli di facciata se non inesistenti;  prezzi sempre più insostenibili per la comunità locale;  crisi abitativa e conseguente crisi demografica, in una città dove gli ultimi avvenimenti  testimoniano che la  prepotenza, l’ arroganza e il ricatto la fanno ormai da padrone,  anche da parte di chi dovrebbe gestire con giudizio e buon senso un tale apparato. Intanto, promesse elettorali disattese e richieste della cittadinanza ignorate alimentano un malcontento crescente. Chi osa criticare viene spesso bollato come nostalgico, ma forse è solo stanco di vedere la propria città svenduta e ridotta a vetrina. Ma ora necessita fare spettacolo, e creare ulteriore consenso con uno show continuo, bisogna accontentare chi in ogni caso sarà sempre d’accordo a fare business con il territorio, alla faccia dei bei ricordi e di chi pretende soltanto di viverlo in tranquillità .

La visibilità,l’apparire, anche con il supporto di una certa stampa sempre più al servizio del potere,, sono  diventate esigenze predominanti. Bisogna tenere un tono alto e rassicurante per chi continua a tifare e per chi  ci guarda dal di fuori, quindi quale migliore occasione della festa patronale?   Sotto tale apetto, in un epoca dove un Papa, appena eletto, si impegna a costruire ponti di dialogo, a soccorrere l’umanità sofferente, a essere sempre a servizio degli ultimi e dei più bisognosi,se fosse possibile a 1400 anni dalla sua dipartita, davanti a uno sfarzo inutile costruito in suo nome, sarebbe interessante conoscere l’opinione anche del Santo Patrono che scelse la via della carità e della semplicità, – 10 maggio 2025

 

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Annamaria
Annamaria
12 ore fa

Sono pienamente d’accordo su tutto, il nostro territorio è ormai saturo ed è sempre più proiettato al business turistico, solo in nome del dio denaro, dimenticando totalmente di custodire e tutelare il popolo, i cittadini, che sempre di più si vedono costretti a lasciare la penisola definitivamente.
Quanta povertà e quanta vergogna in tutto questo

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