Emergenza sanitaria, a Sorrento manifestazione in piazza e la”fuga” dei sindaci

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Mentre il sistema ospedaliero crolla, I reparti vengono chiusi e il personale sanitario lotta quotidianamente in condizioni indecorose, la politica locale resta a guardare.

Sorrento – Doveva essere una manifestazione di popolo, una presa di coscienza collettiva contro il disastro della sanità pubblica in Penisola Sorrentina. E invece Piazza Veniero è rimasta semi-vuota, con l’eco delle parole di Rosario Fiorentino e pochi altri a rimbombare tra l’indifferenza generale e l’assenza fragorosa di chi avrebbe dovuto esserci: i sindaci.

Un territorio di oltre 80 mila residenti, che nella stagione turistica triplica se non quadruplica la sua popolazione, continua ad affrontare una crisi sanitaria silenziosa, cronica e devastante. Mentre il sistema ospedaliero crolla, mentre reparti vengono chiusi e il personale sanitario lotta quotidianamente in condizioni indecorose, la politica locale resta a guardare. Peggio ancora: si nasconde. – Dopo il Covid, il colpo di grazia. Gli ospedali di Sorrento e Vico Equense, come ricordato dal palco da Franco Cuomo, sono stati svuotati: personale ridotto all’osso, servizi chiusi, Pronto Soccorso eliminati, e pazienti costretti ad arrangiarsi.

Ma ciò nonostante la cittadinanza non scende in piazza, la comunità non reagisce, e i sindaci… scappano. La piazza non si riempie. E questa volta, non per disinteresse, bensì per sfiducia. Come se la popolazione – pur consapevole della gravità della situazione – avesse ormai perso la speranza. Il senso comune è chiaro: “Tanto non cambia nulla”. Una rassegnazione profonda e pericolosa, forse alimentata proprio dall’assenza della politica. Perché se i sindaci, coloro che dovrebbero farsi portavoce della comunità, per primi evitano il confronto pubblico, cosa può fare il cittadino? Il messaggio che arriva dalla manifestazione di ieri è amarissimo: senza guida, senza rappresentanza, anche la protesta muore. La popolazione, delusa e disillusa, resta a casa. Eppure, la presenza dei primi cittadini avrebbe potuto cambiare tutto: dare forza, legittimare la lotta, riaccendere la speranza.

Anche se il buon Rosario ha cercato di attutire la situazione, grave che nessun sindaco si è fatto vedere alla manifestazione. Nessuno ha sentito il dovere, morale e istituzionale, di affiancare chi ancora resiste e prova a lottare per il diritto alla salute. Forse impegnati in qualche passerella, forse troppo concentrati sulla macchina degli eventi e del turismo, questi primi cittadini continuano a comportarsi come se la sanità pubblica non fosse affar loro. Eppure l’overturismo – lo sfruttamento massivo del territorio a fini turistici – impone servizi efficienti, soprattutto sanitari. Ma il business pare vincere ancora una volta sulla dignità. – Il paradosso è evidente: milioni di euro incassati ogni anno attraverso la Tassa di Soggiorno che si ricorda essere una tassa di scopo (oltre 8 milioni solo a Sorrento), eppure nessun progetto concreto per migliorare l’attrattività degli ospedali locali, magari destinando parte di quei fondi per alloggi o incentivi a medici e paramedici disposti a trasferirsi in penisola.

Mentre i medici si affannano in condizioni impossibili, mentre i pazienti attendono ore su una barella o addirittura su una sedia, l’ospedale Santa Maria della Misericordia di Sorrento diventa simbolo della disfatta. Il Pronto Soccorso continua a essere un luogo di resistenza e dolore. Un luogo dove l’eroismo del personale non basta più a coprire il disinteresse istituzionale.  Medici e infermieri fanno miracoli, ma tra barelle, ritardi e mancanze strutturali, il diritto alla cura resta solo sulla carta. Forse sarebbe utile, per il sindaco Massimo Coppola e i suoi colleghi, trascorrere una giornata lì, lontano dai riflettori, per toccare con mano ciò che probabilmante si continua a ignorare. Per rendersi conto che Sorrento non è solo eventi,passarelle e vip. Ma anche malati, dolore e disservizi,  che esiste un’altra Sorrento. Una Sorrento che soffre.

E allora sì, forse è il momento di dirlo chiaramente: senza il coraggio dei sindaci, senza la volontà politica di affrontare a muso duro la Regione, senza una voce unitaria, forte e continua, la crisi sanitaria resterà una ferita aperta. E Rosario Fiorentino, per quanto encomiabile nella sua tenacia, non può combattere da solo questa battaglia. La sua perseveranza è ammirevole, ma la piazza – da sola – non basta. Senza una partecipazione istituzionale forte, senza una mobilitazione vera da parte di chi amministra, tutto resterà com’è: in bilico tra l’abbandono e l’emergenza. Perché una piazza vuota dice molto. Ma un sindaco assente dice tutto. – 02 Maggio 2025

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